Bocca Trabaria - Monte Cucco - CENS - Nel Parco del Monte Cucco, natura, avventura, educazione naturalistica, speleologia, escursionismo, torrentismo, canyoning

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Bocca Trabaria - Monte Cucco

Attività in montagna > Bici Montagna > Itinerari
Mappa itinerario Bocca Trabaria - Bocca Serriola
Mappa itinerario Bocca Serriola - Acquapartita
Mappa itinerario Acquapartita - Pianello
Mappa itinerario Pianello - Ponte Calcara
Mappa itinerario Ponte Calcara - Val di Ranco
Bocca Trabaria - Bocca Serriola - Madonna dei Cinque Faggi - Macchia della Fonte - Acquapartita - Serra dei Castagni - Oncia - Caiserra - Pianello - Casale - Casalvecchio - Pian dei Santi - Col del Fico - Casale - S.Rocco - Palazzo - Pian di Serra - Ponte Calcara - Campitello - Pian di Rolla - Pian dei Spilli - Pian delle Macinare - La Fida - Madre dei Faggi - Val di Ranco.

Località di partenza: Bocca Trabaria (Cantoniera Osteria di Valpiana)
Località di arrivo: Monte Cucco (Val di Ranco)
Lunghezza: 105,1 km
Dislivello totale: 3350 m
Quota massima: 1155 m
Tempo totale: 13 ore
Grado di difficoltà: molto impegnativo

Possibili posti tappa: Bocca Trabaria (albergo ristorante 075/8582107) - Bocca Serriola (alimentari bar 075/8554401; Rifugio La Ginestra 0722/99168) - Acquapartita (bar, alimentari, ristorante, camping "Da Ginotto" 0722/90216; Pensione La Serra 0722/90100) - Serravalle di Carda (Albergo Monte Nerone 0722/90136) - Scheggia (Pensione La Pineta 075/9259142) - Val di Ranco (Albergo Monte Cucco 075/9177194; Pensione Cappelloni 075/9177131)

Cartografia: Kompass n.675 "Sentiero E1" 1:50000 Carta dei Sentieri del Massiccio del Monte Cucco 1:16000

Questa galoppata sulle creste dell'Appennino settentrionale è lunga e faticosa. Può essere percorsa in una sola giornata a patto che l'allenamento sia adeguato, che le giornate siano lunghe, che si parta presto la mattina. Ma al di fuori di questi casi particolarmente "atletici" è bene che la traversata venga compiuta in almeno due tappe, anche facendo capo alle molte possibilità di sosta e ristoro disseminate lungo il percorso o nelle immediate vicinanze (come indicato nella soprastante scheda tecnica).

Per la mappa schematica del percorso si faccia riferimento, nell'ordine, alla planimetria dell'itinerario n. 1 (per il tratto Bocca Trabaria - Bocca Serriola), alla planimetria T 1 "Bocca Serriola - Acquapartita", alla planimetria dell'itinerario n. 2 (per il tratto Acquapartita - Pianello), alla planimetria dell'itinerario n. 5 (per il tratto Pianello - Ponte Calcara), alla planimetria T 1 "Ponte Calcara - Val di Ranco".

Salendo da S.Giustino Umbro lungo la SS 73 bis, arrivati poco sotto il Valico di Bocca Trabaria, si incontrano i ruderi dell'Osteria di Valpiana e quindi un tornante a sinistra con accanto una casa cantoniera. L'inizio della traversata è la sterrata che parte all'esterno del tornante (900 - 0,0) in salita (coincidenza con l'itinerario n. 1). La via è chiarissima e le deviazioni presenti non lasciano dubbi sul percorso da seguire. Tutt'intorno ampi spazi a prati, dove dominano le argille policrome. Nessuna casa e pochi alberi di piccole dimensioni; e pensare che in passato questa zona era famosa per i grandi faggi secolari che fornivano il miglior legno per i travi delle case (da ciò Bocca Trabaria).

Dopo una netta curva a sinistra il fondo non è più trattato con ghiaia (e se piove sono dolori). Raggiunto Sbocco Le Macinelle (1010 - 3,6), da sinistra si immette il Sentiero E1 (rosso/bianco) che seguiremo fino oltre Bocca Serriola. Siamo in cresta, sullo spartiacque, e guadagniamo quota ancora fra prati e macchie.

In vista del Montaccio c'è un bivio fra carrarecce uguali (1026 - 5,0): si evita di piegare a sinistra in salita, proseguendo diritti in discesa; poi in falsopiano, sempre più o meno sul crinale. Da evitare una deviazione a destra alle coordinate (875 - 8,3). Dopo una ripida discesa ci immettiamo in un largo sterrato (880 - 8,9): a destra in discesa (da evitare) Parnacciano e Lama; a sinistra, in salita, prosegue l'itinerario per raggiungere il filo di cresta.

Ma proprio quando la sterrata comincia scendere verso l'Adriatico (Est) la abbandoniamo per imboccare una carrareccia f.n. che parte sulla destra (890 - 9,5) (c'è un "cancello" di contenimento del bestiame) e sale verso il M.Moriccio, mantenendosi sul suo versante occidentale (sempre E1). La carrareccia prosegue abbastanza accidentata fra prati e piccoli boschi cedui.

Dopo circa 400 m c'è un bivio (925 - 9,9): la carrareccia più evidente sale a sinistra a tornanti (raggiunge la vetta del M.Moriccio); ma è consigliabile proseguire diritti su mulattiera poco visibile (fondo anche erboso). Nuovi boschetti e prati, sempre discendendo, fino ad un fontanile (sorgente temporanea). Ancora pochi metri e posiamo le ruote sulla sterrata che sale da Parnacciano (850 - 11,0): andiamo a sinistra su salita facile.

Qualche pedalata decisa per raggiungere il Catenaccio dove c'è un bivio (913 - 11,7): ignorata la deviazione di destra (Vallurbana), si piega nettamente a sinistra. Proseguiamo in cresta con divertenti saliscendi. Il panorama è sempre più ampio; le rocce argillose ed arenacee si estendono a perdita d'occhio. La sterrata prosegue decisa e uguale ed è facilissimo orientarsi. Ad un primo bivio (881 - 13,3) si va a destra ( a sinistra Lago di Scalocchio); analogamente ad un successivo bivio (859 - 13,7) (a sinistra sempre Lago di Scalocchio). Ora si tende a scendere fra boschi e rimboschimenti; il divertimento e lo spettacolo sono assicurati. In corrispondenza di una stretta curva a sinistra (795 - 17,5) si evita una carrareccia f.n. che parte sulla destra e, malamente, scende verso Pieve delle Rose. Superiamo M.Fiorino poi andiamo sempre diritti ignorando alcune deviazioni laterali.

Alle coordinate (784 - 19,7) c'è un bivio non troppo evidente ma importante: la sterrata prosegue a destra in discesa (SS 257 e ristorante bar "Il Grillo"), ma l'itinerario piega invece a sinistra per una larga mulattiera che s'interna nel bosco in leggera salita; il fondo è lastricato di rocce arenacee grigiastre. Da qui raggiungiamo Bocca Serriola senza problemi (sempre E1).

Al valico di Bocca Serriola ci immettiamo sulla SS 257 proprio in corrispondenza del Bar La Cima (731 - 22,0). Si va a sinistra sulla Statale fino al vero e proprio valico, distante poche decine di metri.

Lì si abbandona la statale per piegare a destra su una nuova sterrata molto ampia, che sale decisa (evitare proprio all'inizio una deviazione a destra per Caifirenze). Dopo un valico voliamo in discesa, sempre su sterrata, verso Casa Prati. Ci sono delle deviazioni da ignorare (riferirsi alla planimetria).

Alle coordinate (721 - 24,7) c'è un biforcazione fra sterrate uguali: si prende a sinistra in piano, evitando di scendere a destra (prosecuzione itinerario n.1).

Dopo un chilometro la sterrata arriva di fronte a Casa Prati e ad un bivio (708 - 25,7): la strada principale piega a sinistra e prosegue in leggera discesa, ma noi giriamo a destra in salita per una carrareccia f.n. che punta verso un vicino colle (ignorare i tratturi che partono a destra).

Con un po' di saliscendi, su terreno a volte accidentato, arriviamo ad immetterci su una carrareccia f.a. (748 - 27,8): andiamo a sinistra girando di quasi 180°. Poche decine di metri dopo si supera la chiesetta abbandonata della Madonna dei Cinque Faggi; poi seguiamo la maestra evitando deviazioni secondarie (controllare planimetria). Superati alcuni chilometri con andamento ondulato, fra boschi alternati a campi, più o meno seguendo i crinali, si arriva (860 - 32,1) sull'asfaltata che sale da Apecchio: giriamo a sinistra in discesa.

Si segue l'asfalto solo per poche decine: viene abbandonato per deviare a destra su una sterrata che punta, pianeggiante, verso un vicino colle (M.Castellaccio). La sterrata discende lungo il versante Sud Ovest del M.Castellaccio, fino a raggiungere una nuova asfaltata (800 - 33,1): si va a destra in discesa.

Dopo neanche un chilometro (757 - 34,0) abbandoniamo la strada asfaltata per girare a sinistra su una sterrata che sale leggermente.

Senza problemi, a parte un po' di salita verso la fine, eccoci su una nuova asfaltata (850 - 37,1): evitiamo la sinistra (Apecchio e SS 257) per prendere a destra in salita appena accennata. Poche pedalate e si raggiunge il Valico di Acquapartita (bar, ristorante, pensione, campeggio, telefono).

Qui c'è un trivio (860 - 38,9): abbandoniamo l'asfaltata che continua a sinistra (Serravalle di Carda e Albergo M.Nerone), evitiamo la sterrata che piega a destra in discesa (Collantico), imbocchiamo invece la carrareccia f.n. che parte davanti in piano al margine della macchia (inizia la coincidenza con l'itinerario n. 2). La carrareccia s'impenna e sale sulla cresta, boscosissima, della Serra dei Castagni. La cima ha coordinate (916 - 40,4). Ora carrareccia discende leggermente ed è facilissima da seguire.

Giunti alle coordinate (902 - 40,6) c'è una biforcazione: si abbandona la maestra, che prosegue diritta lungo il crinale, per piegare ad angolo retto a sinistra per una nuova carrareccia f.n.. Dapprima avanziamo in piano; poi comincia la discesa. Ad un tornante a destra (890 - 40,8) si evitano le tracce all'esterno. Ad un "cancello", dove proseguiamo diritti, seguono alcune centinaia di metri di saliscendi.

Nuovo cambio di direzione e viabilità alle coordinate (854 - 41,4): si prende a destra, sulla carrareccia che parte ad angolo retto e oltrepassa un nuovo "cancello". Ora c'è un campo coltivato, che deve essere superato in tutta la sua lunghezza (a volte c'è una traccia di carrareccia) puntando in direzione Nord Est, cioè nella stessa direzione seguita fino al "cancello". Dopo una breve salita ci immettiamo su una carrareccia f.a. (854 - 41,6), che, essendo sopraelevata rispetto al campo, si vede solo all'ultimo minuto.

Si continua a destra in salita (a sinistra Valdara ed l'asfaltata Serravalle-Pianello) per giungere ad uno spiazzo (870 - 42,0) dove, oltre un "cancello", la carrareccia diventa una mulattiera ben tracciata che si tiene sulla destra della valle dell'Oncia.

Il fondo è erboso e sabbioso. Evitiamo le deviazioni che scendono a destra sui campi; rimaniamo dentro il bosco.

Alle coordinate (840 - 42,9) si esce su una radura, con sotto la fattoria (disabitata) dell'Oncia. Si continua diritti, in leggera discesa. E, oltre un gruppo di querce secolari, eccoci (833 - 43,1) sulla sterrata che scende a Caiserra e quindi Pianello.

Proseguiamo a sinistra in piano, nel bosco, sul crinale. Dopo un tornante stretto a sinistra la strada scende decisamente verso valle. Ci sono delle deviazioni ma è facile evitarle con l'aiuto della planimetria. Aggirato l'abitato di Caiserra (563 - 46,4) la carrareccia diventa una bella e scorrevole sterrata. Dopo il ponte sul Torrente Fiumicello (406 - 48,3) la strada torna a salire, per poco, e poi si immette (422 - 48,4) sull'asfaltata Serravalle-Pianello.

Qui pieghiamo a destra in discesa e in quattro pedalate, seguendo l'indicazione "Cagli", si lascia sulla sinistra l'abitato di Pianello e raggiungiamo (400 - 49,2) la SP Cagli-Pietralunga (finisce la coincidenza con l'itinerario n. 2).

Ora si va a destra (indicazione "Pietralunga") sull'asfaltata che risale la Valle del Certano. Si evitano per un buon tratto tutte le deviazioni.

Solo quando vediamo sulla sinistra l'indicazione "Casale" (dopo una grossa casa di nuova costruzione) si abbandona la SP (432 - 51,0) per iniziare a salire lungo una sterrata ben messa (qui comincia la coincidenza con l'itinerario n. 5, che si protrarrà fino a Ponte Calcara). La salita è ripida e continua, per fortuna all'ombra di un bosco (fontana alle coordinate: 590 - 52,7). Dopo Casale di Sotto (718 - 53,9) la pendenza è meno marcata e ci sono dei tratti in falsopiano. Fra le gocce di sudore gli occhi possono dominare la catena dell'Appennino, dal M.Nerone al Cucco, e oltre. I pochi bivi presenti non creano complicazioni e la maestra è sempre ben individuabile. Attraversiamo con uno slalom l'abitato di Caiburanesi (fontana) per poi proseguire in piano per poche centinaia di metri: la sterrata termina, dopo aver curvato a sinistra, nell'aia del disabitato Casale di Sopra.

Ma proprio in corrispondenza di quest'ultima curva (756 - 55,6), dove c'è anche un piccolo tabernacolo in cemento, parte in leggera salita sulla destra una bella mulattiera con il fondo di roccia arenacea (poco fango, anche se piove). Questa è la prosecuzione dell'itinerario. Il sentiero si mantiene più o meno sulla stessa quota, fra il bosco e i campi incolti (evitare i sentieri che salgono nel bosco e scendono nei campi). Si pedala bene e con divertimento. Portiamo la bici in spalla solo quando c'è da attraversare il letto di un torrentello (760 - 56,1), dopodiché la mulattiera piega bruscamente a sinistra e si entra in contatto con una recinzione. Dopo aver passato un "cancello" ci immettiamo su una carrareccia f.a. (768 - 56,4); davanti una bella casa disabitata (Casalvecchio).

Andiamo a destra, fra recinzioni di filo spinato. Non molto più avanti la carrareccia fa un'ampia curva a sinistra su una lunga sella (Pian dei Santi ), per poi iniziare a scendere verso Caimarini e Pianello. Ma il nostro itinerario segue un'altra strada, di non facile ritrovamento: bisogna fare attenzione ed attenersi alla descrizione che segue (magari aiutandosi con la segnaletica rosso/gialla esistente e la planimetria).

Giunti all'inizio di Pian dei Santi, di fronte al pannello che annuncia l'inizio del Parco del Bosco di Tecchie (787 - 57,2), si prosegue per poco meno di 100 m lungo la carrareccia sin qui seguita, fino ad arrivare al termine della sella (a destra e a sinistra campi incolti e pascoli). Qui, sulla destra, c'è uno spiazzo erboso (zona di carico del legname). Si entra nello spiazzo e, 10 m dopo, pieghiamo bruscamente a destra (tornante), su una traccia di tratturo nascosto dall'erba alta, discendendo poi il ripido ed accidentato pendio che guarda verso Sud Est. Possibilmente non abbandonare la traccia (solchi molto profondi). Aggiriamo, lasciandolo sulla sinistra, un gruppo di querce; si piega un po' a sinistra; attraversiamo un incisione con acqua e fango; raggiungiamo una specie di fontanella (di solito perenne) fatta con grossi tubi di cemento a mo' di vasche (728 - 57,8).

Qui c'è un bivio: a sinistra in leggera salita continua la traccia di tratturo puntando verso la vicina e disabitata Casa Tecchie; a destra un sentiero che scende serpeggiando fra i cespugli di rose canine a radi alberi. E' questa la nostra prosecuzione. Il sentiero è chiaro e non ci sono deviazioni. Tende a scendere, anche se ci sono alcune ripide contropendenze. La direzione è grossomodo Sud Sud Ovest. Il Fosso dei Cerreti, che scorre più in basso a destra, fa da confine fra i campi incolti e il boscoso versante orientale della Serra di Burano. Alle coordinate (688 - 58,3) il sentiero raggiunge e supera (con curva a destra) una piccola ma significativa incisione fluviale, marcata per la sua lunghezza da una fila di alberi, anche d'alto fusto.

Ora attenzione ! Dopo l'incisione il sentiero, ben evidente, prosegue quasi rettilineo per un centinaio di metri, per poi curvare a sinistra in salita ed entrare (e proseguire) in un bosco di querce: in corrispondenza della curva, all'esterno, c'è un grosso albero secco. Ebbene proprio qui, prima dell'albero secco (speriamo che si conservi a lungo), si abbandona il sentiero principale per piegare decisi a destra in forte discesa (avendo l'occhio allenato si può riconoscere la traccia di un vecchio sentiero). Scendiamo la ripida china verso il vicino Fosso dei Cerreti. In qualche modo, bici in spalla, si arriva sul greto del torrente (terreno viscido) per poi arrampicarci sulla riva opposta dove ci viene incontro un affluente. Il sentiero c'è ma non è facile da individuare. Una cinquantina di metri dopo il torrente siamo dentro un bel bosco di faggi, in una zona quasi pianeggiante: la traccia del sentiero è di nuovo ben visibile e si ritrovano perfino i segni rosso/gialli. Si deve proseguire a sinistra (Sud Est) in leggera discesa, badando bene a mantenerci alti sul greto, ma senza salire troppo (si percorre una specie di lungo terrazzo che domina la sponda destra del fosso). Procediamo fra cespugli di rovi, querce, meli selvatici, noccioli e piccoli prati; sulla nostra destra, nel bosco, c'è la vecchia mulattiera, ma è completamente chiusa dalla vegetazione. Invece più avanti è ancora aperta e possiamo seguirne il tracciato: si supera un'incisione con acqua (670 - 58,8) per poi piegare a sinistra verso un bel bosco d'alto fusto che attraversiamo in salita (sempre mulattiera evidente) fino a giungere ad un piccolo valico dove c'è una vecchia recinzione in filo spinato ed un pannello che annuncia la fine del Parco del Bosco di Tecchie (680 - 58,9).

Oltre la recinzione evitiamo di prendere la vecchia mulattiera (c'è rischio di "infrattarsi") e si piega piuttosto a sinistra scendendo verso campi incolti, dove bisogna orientarsi fra vari sentieri, ma mantenendo grossomodo la direzione Sud Sud Ovest (il sentiero principale non sempre è ben visibile). Senza salire né scendere si serpeggia fino ad arrivare in un bosco di querce, dove di nuovo ci è possibile seguire la vecchia mulattiera, larga e ben tracciata. Oltrepassiamo un'incisione con acqua (664 - 59,3). Ancora poche decine di metri e si abbandona la vecchia mulattiera, per piegare a sinistra sul sentiero che porta subito a dei campi incolti, invasi da cespugli di rovi. Siamo oramai in prossimità delle rovine di Casa Col del Fico; ora è sufficiente proseguire nella stessa direzione piegando leggermente e gradualmente verso destra in alto, fino a raggiungere il margine del bosco. Seguiamo questo limite e ben presto eccoci sopra quel che resta di C.Col del Fico. Ci sono parecchi sentieri ad andamento più o meno parallelo; comunque tutti portano a superare una cresta di arenaria giallastra (692 - 59,7) e a confluire in un tratturo molto evidente e pianeggiante: su questa via proseguiamo. Si supera una ennesima incisione con acqua, prendiamo il primo sentiero libero a destra in salita, per raggiungere una evidente carrareccia f.n. che scende ripida. A destra una piccola costruzione in cemento (acquedotto).

Seguiamo la nuova strada, naturalmente in discesa, guadiamo un'altra incisione con acqua, per poi proseguire facilmente e senza problemi di orientamento (l'acquedotto segue la carrareccia e noi seguiamo l'acquedotto). Infine il tratturo diventa una sterrata ben tenuta (642 - 60,8).

Ora è tutto più facile e per orientarsi basta consultare la planimetria e tenere presente quanto segue.

Dopo un valico c'è una forte discesa. Al fondo ci immettiamo su una bella sterrata (580 - 63,0): si va a destra in leggera salita (a sinistra S.Crescentino, Cantiano, SS 3). Raggiungiamo le bianche case di Casale alle coordinate (620 - 65,1): qui comincia l'asfalto.

Dopo 3,3 km di veloce discesa a tornanti usciamo dall'asfaltata principale (407 - 68,4) (prosegue verso Cantiano) per deviare a destra in salita, sempre su asfalto. Al bivio sul valico successivo (434 - 68,8) andiamo a sinistra su asfalto che diventa presto sterrato. Dopo un ponticello e una contropendenza, si sbuca in una nuova asfaltata (399 - 57,3): si va a sinistra. Passato il Burano ecco che ci immettiamo sulla SS 3 "Flaminia" (il vecchio tracciato, ora superato dalla variante a scorrimento veloce), proprio in corrispondenza della chiesetta di S.Rocco (371 - 70,2). Risaliamo la Statale verso Sud (a destra) oltre la confluenza con la superstrada e fino al bivio di S.Pietro.

Qui c'è una biforcazione (402 - 71,9): lasciamo la Flaminia per girare a sinistra su una piccola strada asfaltata (indicazione "Palazzo"). La nuova via sale anche con decisione, supera prima l'abitato di S.Pietro e poi, dopo una serpentina, le case di Palazzo (la maestra è l'asfaltata). Dopo un tratto rettilineo ed uno strappo più ripido degli altri, lasciate a destra delle case, c'è una stretta curva a destra, dopo la quale la piccola asfaltata spiana e attraversa la parte alta del paese. Poco oltre (444 - 72,3) finisce l'asfalto e, diritta davanti a noi, inizia la lunga carrareccia con fondo artificiale accidentato che ci porterà in circa 11 km sul Pian di Serra ad oltre 1000 m di quota. Per seguire la strada giusta basta consultare la planimetria, dove come al solito sono riportate tutte le deviazioni. Si tenga comunque presente che quelle principali sono quattro: (704 - 75,8) si continua diritti (a destra); (760 - 77,1) proseguiamo a destra; (804 - 78,6) si va in salita a destra (a sinistra Chiaserna e Valdorbia) (rifugio e fonte); (873 - 80,4) seguiamo la maestra a sinistra in salita (a destra SS 3 e Ponte a Botte).

Dopo il valico (1027 - 83,2) inizia la lunga discesa verso la Valle del Sentino. Dall'abitato di Pezza (695 - 87,0) il fondo diviene asfaltato. Ci si immette sulla SS 360 a Ponte Calcara (556 - 88,7).

Andiamo a destra per qualche metro e poi subito a sinistra per la SC con indicazione "Campitello". Superato il primo nucleo di case c'è una biforcazione (650 - 90,0): si va a sinistra, sempre in salita e sempre su asfalto. Oltrepassate anche le ultime case la strada diventa sterrata (700 - 90,5) e non c'è problema a seguire la maestra fino alla bella panoramica sella di Pian di Rolla (968 - 93,3). Qui inizia la coincidenza con l'itinerario n. 8. C'è una fontana.

La prosecuzione è la carrareccia f.n. che parte a destra (direzione Sud Est), oltre il prato e dopo la fontana (sentiero n. 27 rosso/giallo o rosso). Alla presa della sorgente (996 - 93,7) saliamo, bici in spalla, una breve china ghiaiosa, accanto ad una recinzione. Sopra c'è un prato che superiamo lungo la linea di massima pendenza (Sud Sud Est); la traccia è poco chiara. Si oltrepassa un filare di alberi ed anche il prato successivo (senza scendere di quota), oltre il quale si ritrova, chiaro, il sentiero. Si entra e si esce dal bosco; un po' di saliscendi. Dopo una recinzione attraversiamo la costa che porta a Pian dei Spilli. Il sentiero è molto evidente ed è facile raggiungere la Strada Comunale sterrata (1030 - 95,6) che sale da Scheggia.

Ora si va a sinistra in salita, si passa sotto una linea elettrica, per poi raggiungere la sella di Pian dei Spilli e un bivio (1056 - 95,8): seguiamo il sentiero n. 21 (rosso/giallo o rosso) che è una carrareccia malandata in leggera salita sulla sinistra (la SC prosegue diritta).

Dopo una bella discesa con attorno prati e faggi e scorci di bel paesaggio, ecco una biforcazione (989 - 97,4): prendiamo a destra (diritti) in salita, seguendo il segnavia n. 5 (rosso/giallo o rosso). Non ci sono problemi di orientamento: si deve percorrere sempre la strada maestra che ha un andamento marcatamente ondulato. Si tenga tuttavia presente che ad un certo punto il segnavia n. 5 sarà sostituito dal segnavia n. 4 (dove ha inizio, sulla sinistra, la mulattiera che scende verso l'Eremo). Dopo un valico (1153 - 100,3) si apre la vista sul versante settentrionale del Cucco e sul boscosissimo Pian delle Macinare. Seguiamo sempre la carrareccia che scende e poi risale, fino ad immetterci (1144 - 100,7) sulla SC (sterrata) Costacciaro - Pian delle Macinare.
Pieghiamo decisi a sinistra (a destra, tutta in discesa, Costacciaro e la Flaminia a 8 km). La sterrata finisce su uno spiazzo (1135 - 101,0) (sulla sinistra, oltre il prato, il rifugio incustodito di Pian delle Macinare).

La prosecuzione è il sentiero n. 1 (rosso/giallo o rosso)che parte proprio davanti, nella stessa direzione sin qui seguita. Entrati nel bosco di faggi, la traccia si fa molto evidente. L'andamento è ondulato, tendente a salire leggermente, sempre nel bosco. Dopo un punto alto con una bella parete di Calcare Massiccio sulla destra (Passo del Lupo), il sentiero comincia discendere. Usciti dal bosco la discesa si fa ripida e difficile (meglio portare la bici a spalla, almeno nei tratti più ostici).

Dopo gli ultimi ripidi slalom la pendenza diminuisce; evitiamo a sinistra il sentiero n. 16 (Voragine Boccanera); evitiamo, sempre a sinistra, il sentiero n. 17 (1000 - 102,1); continuiamo in piano circondati da faggi secolari. Il sentiero è sempre il n. 1 e non si può sbagliare strada. Alle coordinate (1011 - 103,4) eccoci in una radura dove c'è una fontana d'acqua freschissima (Acqua Fredda).

Dopodiché curviamo nettamente a sinistra e imbocchiamo una nuova carrareccia f.n., tutta immersa nel bosco di faggi plurisecolari. Alle coordinate (1030 - 104,3) ci attende la miracolosa Madre dei Faggi, sicuramente il più bel bosco dell'Appennino umbro marchigiano. Ancora qualche pedalata in salita e poi giù in fondo a Val di Ranco (evitare il sentiero n. 3 a sinistra).

Non ci resta che risalire (a destra per 200 m) l'amena e boscosissima vallata fino all'ampio spazio che sta davanti all'Albergo Monte Cucco (1055 - 105,1). Il posto, una delle capitali della speleologia mondiale, merita una sosta, magari mangiando la famosa torta al testo della Sora Ada.

Sigillo e la Flaminia sono a un tiro di schioppo, con strada tutta asfaltata e in discesa.
 
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