Monte Catria - CENS - Nel Parco del Monte Cucco, natura, avventura, educazione naturalistica, speleologia, escursionismo, torrentismo, canyoning

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Monte Catria

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Frontone - M.Roma - La Forchetta - Abbazia di Fonte Avellana - Le Scalette - Fonte dell'Insollio - Fonte della Vernosa - Fonte delle Gorghe - Genga Aguzza - Poggio Traforato - Foce - Frontone.

Località di partenza: Frontone (Chiesa Parrocchiale)
Lunghezza: 31,3 km
Dislivello totale: 1218 m
Quota massima: 1450 m
Tempo totale: 5 ore
Grado di difficoltà: medio/impegnativo
Cartografia: Kompass n. 675 "Sentiero E1" 1:50000 Kompass n. 664 "Gubbio-Fabriano" Quadranti 1:25000 CTR-IGM 116 I - II - III

"Tra due liti d'Italia surgon sassi
e non molto distanti alla tua patria
tanto che i tuoni assai suonan più bassi
e fanno un gibbo, che si chiama Catria
di sotto al quale è consecrato un ermo
che suol esser disposto a sola latria"
Dante Alighieri, Divina Commedia,Paradiso, XXI

Del Monte Catria potrei dire tantissimo per la sua storia naturale, una delle più dense di significati. Ma nulla potrà mai prevalere su quanto l'Uomo vi ha creato nei secoli, lasciando il segno del suo spirito migliore e della sua più corretta operosità, primo fra tutti la maestosa Abbazia che suol essere chiamata Fonte Avellana. Quest'opera dell'intelligenza e del sentimento fu culla del movimento benedettino a partire dalla fine del X secolo e da essa si irradiò il messaggio fino a coprire tutto l'Appennino circostante (in molti degli itinerari descritti incontreremo opere benedettine) e gran parte del mondo conosciuto. E una visita al suo interno è d'obbligo, specie per vedere il luogo (lo "Sciptorium") dove gli amanuensi benedettini, copiando pazientemente le radici della cultura, impedirono che si scavasse un abisso fra la nostra conoscenza e quella del passato. Se siamo quello che siamo, nel bene soprattutto, lo dobbiamo a questi umili monaci che alla preghiera seppero unire un incredibile impegno civile. In questo luogo, famosissimo da tempo immemorabile, visse per qualche tempo anche Dante, scrivendovi, sembra, una canto del Paradiso (un brano per noi significativo è quello riportato sopra).

L'itinerario proposto è uno dei tanti possibili sul M.Catria, tutti belli e tecnicamente impegnativi. Ho scelto questo ma ne avrei potuti inserire altri dieci. Comunque la planimetria allegata (più vasta del necessario), unitamente alle carte topografiche disponibili, si riferiscono a tutto il comprensorio ed è facilissimo progettare itinerari diversi. Ricordo ancora una volta che tutta la viabilità raffigurata nelle planimetrie, anche quelle non compresa nell'itinerario proposto, è stata percorsa e collaudata in bici.

Alla Fonte della Vernosa si raggiunge quota 1450 m s.l.m., che è la "Cima Coppi" di questo volume (ma la salita più dura e lunga resta sempre quella del M.Nerone).

Prendiamo le mosse dal piazzale antistante la Chiesa principale di Frontone (412 - 0,0), lungo la via che attraversa tutto il centro del paese. Ci dirigiamo verso Pergola e Fabriano, cioè a Nord Est. Il paesaggio è dominato dalla possente Rocca che occupa tutto il ristretto cucuzzolo del Colle.
Fatti appena 200 m, al bivio dei giardinetti, giriamo a destra seguendo le indicazioni "Serra S.Abbondio", "Sassoferrato" e "Monastero di Fonte Avellana". Così facendo abbiamo imboccato una SP asfaltata in leggera salita.

Dopo 500 m dal bivio la SP deve essere abbandonata, per piegare bruscamente a destra su una nuova asfaltata, più piccola e in forte salita: punta in alto verso delle villette di recente costruzione.

Superati i primi edifici, giriamo ancora a destra (poco dopo finisce l'asfalto) per poi continuare su una sterrata, sempre in salita. Ancora qualche decina di metri: nuova curva, questa volta a sinistra, poi si attraversa un nucleo di vecchie case disabitate.

Finisce la sterrata che continua come carrareccia f.n. Trenta metri oltre le case si presenta un bivio (470 - 1,1): la via giusta è a sinistra, sempre in forte salita. Più avanti arranchiamo su un tratto dove conviene andare a piedi spingendo la bici. Intorno c'è il bosco di carpino e quercia. Dopo un ultimo strappo eccoci su una piccola radura quasi pianeggiante (540 - 1,5): davanti ben quattro possibili prosecuzioni!

Si evitano le prime due a sinistra in discesa, mentre fra le altre due che salgono a destra si ignora la prima. Spero di essermi spiegato, comunque è meglio ripetere: delle quattro possibili si prende la seconda da destra, che è anche la più trafficata.

Da qui in avanti, per tutta la cresta del M.Roma e fino alla Forchetta, non ci sono altri problemi di orientamento (per i pochi bivi presenti basta riferirsi alla planimetria).

Alla Forchetta c'è l'incontro con la SP asfaltata Frontone - Fonte Avellana (782 - 6,6): la prosecuzione è a sinistra in discesa. Qualche pedalata e siamo sopra l'Abbazia di Fonte Avellana che si mostra in tutta la sua imponenza; sullo sfondo il profilo tagliente della Montagna della Strega (sacro e profano sempre a braccetto).

Duecento metri dopo una curva a sinistra (supera una netta e boscosa incisione) c'è un trivio (710 - 7,6): abbandoniamo l'asfaltata che prosegue diritta in discesa, ignoriamo la carrareccia f.n. che scende a sinistra verso l'Abbazia, giriamo a destra su una carrareccia f.n. che sale decisa all'interno di un bel bosco di grandi alberi. Da qui inizia una delle più famose salite fuori strada del nostro Appennino. Quindi gambe in spalla !

Il fondo è buono ma la pendenza si fa sentire. Per distrarci ammiriamo il bosco dove ci sono esemplari sicuramente centenari, fra cui alcuni rari carpini bianchi. Dopo un chilometro esatto ci immettiamo all'esterno di una bella sterrata, proprio in corrispondenza di un tornante (811 - 8,6). E' la Strada delle Scalette, dove i tornanti si attorcigliano per chilometri sul ripido versante orientale del Catria.

Andiamo a destra in salita (a destra Fonte Avellana). Dopo 500 m c'è un tornante a destra, all'esterno del quale parte un bel sentiero con steccionata: è una deviazione senza sbocco che termina dopo 50 m in una grande grotta sovrastata da una bella parete di Calcare Massiccio (in caso di pioggia può fare da ottimo riparo).

La salita continua con pendenza mai ostica e l'unico inconveniente è il fondo stradale veramente inconsistente e faticoso. Si inanellano una serie di tornanti, che dall'alto fanno spettacolo. Ogni tanto guardiamo verso gli alti picchi rocciosi, perché potremmo vedere volteggiare la possente aquila reale. Superati i 1100 m di quota si esce dal bosco e la sterrata taglia il versante che domina l'Orrido del Balzo dell'Aquila: basta uno sguardo nel vertiginoso baratro scavato dall'incessante lavorio chimico dell'acqua; basta per subire un senso di vertigine e di impotenza di fronte alla grandezza degli eventi naturali, di cui noi siamo piccola, piccolissima parte. Sopra si rientra di nuovo fra i faggi e la pendenza diventa ancora più abbordabile.

Alle coordinate (1227 - 14,6) c'è un'importante bivio. Dico subito che la prosecuzione dell'itinerario proposto è a destra, seguendo il tornante. Ma di questo parlerò dopo perché ora ritengo utile descrivere, sia pur sommariamente, alcuni dei percorsi alternativi che si possono effettuare proseguendo diritti (fra l'altro, poche decine di metri più avanti c'è la bella Fonte dell'Insollio).

Prima possibilità: superata la fonte, la sterrata prosegue, sempre in salita, fino a raggiungere la vetta del Catria a 1701 m s.l.m.: da qui partono in discesa un'infinità di sentieri per ogni direzione.

Seconda possibilità: prima della vetta si può imboccare, a sinistra, un'altra sterrata che supera Pian dell'Ortica per poi discendere sul ripido versante occidentale: all'esterno del terzo tornante, iniziando a contare dal rifugio abbandonato, parte una bella carrareccia che ben presto diventa sentiero e "picchia" con tanto divertimento fino a Chiaserna.

Ma ora ritorniamo sui nostri passi fino al bivio di Fonte dell'Insollio e continuiamo a salire lungo il percorso proposto, cioè sulla sterrata di destra. Intorno ai 1400 m s.l.m. si attraversa l'ultimo bosco; poi si esce sul pulito versante orientale. Il paesaggio è limitato solo dalla foschia, e comunque si intravvede l'azzurro del Mare Adriatico, che di notte è tutto un lampeggiare di fari (ebbene si: una volta mi son fatto sorprendere dal buio!).
Il punto più alto si raggiunge poco dopo (1450 - 19,4), proprio in corrispondenza della deviazione a sinistra (da evitare) per il Rifugio e la Fonte della Vernosa. Proseguiamo diritti in discesa, puntando verso la lunga sella fra il Catria e l'Acuto dove roteano i grandi mulini dell'ENEL. Una serpentina in discesa preannuncia l'immissione su una strada asfaltata (1365 - 20,5): proseguiamo a destra in falsopiano (a sinistra si può scendere senza colpo ferire fino Chiaserna e Cantiano). Mantenendoci più o meno sulla stessa quota, seguiamo la strada maestra senza problemi di orientamento. Alle coordinate (1350 - 22,5) si passa, sconsolati, sotto quel monumento di stupidità che è la funivia in abbandono del M.Catria (poco più avanti una deviazione a sinistra porta ad un rifugio). Continuiamo diritti su asfalto pianeggiante che poco più avanti tende a scendere dolcemente. Nel punto dove termina la discesa (1330 - 23,2), non lontano dal Rifugio e dalla Fonte delle Gorghe, si deve abbandonare la strada asfaltata (che prosegue facile facile sia verso Frontone che verso Cagli, distanti non più di 15 km) per piegare a destra su un largo tratturo che scende sul versante orientale: è la pista da sci che doveva essere funzionale alla funivia. Una steccionata impedisce il passaggio degli autoveicoli.

Iniziamo a discendere su un fondo naturale abbastanza accidentato, ma non troppo in pendenza. Cento metri dopo la steccionata d'inizio, da destra, scende una larga traccia ed il sentiero n. 61 (rosso/bianco), che da qui in poi, per un lungo tratto, coincide con il nostro itinerario. Giunti su una sella dove l'ex pista da sci piega a destra per superare il crinale, ci troviamo di fronte a un bivio (1190 - 24,1): a destra, come già detto, continua la larga traccia della pista (in poco più di 9 km raggiunge facilmente Caprile); a sinistra parte il sentiero n. 61, la bella, vecchia e famosa "Via delle Macine", dove gli abitanti delle valli per secoli hanno trascinato a valle, con i buoi e le tregge, le grandi compatte pietre per le ruote dei mulini.

Seguiamo dunque l'antica via, che non crea problemi di orientamento anche perché la segnaletica è inequivocabile. La discesa è spettacolare e tecnica; in qualche tratto taglia dei versanti strapiombanti senza bosco. Il paesaggio è stupendo ma bisogna fare attenzione alle tante asperità che si parano davanti all'improvviso. Alle coordinate (705 - 27,5), dopo aver attraversato un rado rimboschimento, si raggiunge una contropendenza di poche decine di metri. Con una curva a destra saliamo sul valico, seguito da una breve discesa e quindi dalla sella fra il Poggio Traforato e il Monte Spicchio (682 - 28,1): qui c'è un bivio. A sinistra, una carrareccia malandata è la continuazione del sentiero n. 61 (Cadeguido); a destra, sull'altro versante del Monte Spicchio, scende una bella carrareccia f.n. che punta diritta verso Foce. E' questa la prosecuzione del nostro itinerario.

Dopo un lungo tratto a mezza costa, la strada scende rapidamente con una serie di cinque tornanti (ignorare la deviazione che parte a sinistra dell'ultimo tornante a destra). Poco dopo siamo sulla asfaltata Frontone - Caprile - Fonte Avellana (428 - 30,6).

Si va a sinistra verso Frontone. Duecento metri e siamo sulla provinciale che attraversa il paese: basta piegare a destra, seguendo le indicazioni "Pergola", "Fabriano", "Serra S.Abbondio", "Marotta", e dopo neanche mezzo chilometro eccoci di fronte alla chiesa che ci ha visto partire (412 - 31,3).
 
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