Grotte - CENS - Nel Parco del Monte Cucco, natura, avventura, educazione naturalistica, speleologia, escursionismo, torrentismo, canyoning

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Grotte

Parco Monte Cucco
Monte Cucco è anche e soprattutto il parco delle grotte. Ce ne sono a centinaia di ogni forma e dimensione, lunghe e lunghissime, profonde e profondissime, tutte comunque con grandi interessi geologici, geomorfologici, speleogenetici, idrologici, faunistici, paleontologici, paletnologici e storici.
La loro formazione, come già detto in precedenza, risale a diverse centinaia di migliaia di anni fa quando lungo le profonde fratturazioni delle rocce calcaree sono risaliti fluidi molto caldi, carichi di minerali e di acidi corrosivi. Ogni grotta di fatto ha funzionato, prima o poi, come sorgente di acque termali e solfuree. In certi casi i fluidi raggiunsero anche centinaia di gradi centigradi di temperatura (forse anche 300°C). In questa fase si sono formate le maggiori gallerie, i pozzi più profondi e le sale più grandi, tutte interconesse in un sistema di chilometri di sviluppo. Terminata quest’azione endogena (ipogenica), i fluidi termali e corrosivi hanno abbandonato le cavità scavate e le acque meteoriche sono potute penetrate indisturbate nelle fratture superficiali, raggiungendo il sistema sotterraneo precedentemente formatosi. Ne è nata una seconda azione speleogenetica che però ha modificato ben poco il precedente assetto, formando tutt’al più stretti meandri e angustissimi cunicoli, dove ora scorre la maggior parte delle acque delle precipitazioni, che poi raggiungono i collettori ipogei e quindi le sorgenti pedemontane.

Il fenomeno carsico più imponente è sicuramente la Grotta di Monte Cucco, un vastissimo sistema sotterraneo che si estende per oltre 30 km, raggiungendo la profondità massima di 923 m. Per lungo tempo è stato il sistema carsico più grande e profondo d’Italia, uno dei maggiori fra quelli conosciuti. Attualmente se ne conoscono quattro ingressi, tutti posti nel versante nord orientale del M.Cucco: l’Ingresso Principale a quota 1390 m, il Pozzo del Nibbio a quota 1509 m (si apre praticamente sulla cima del Cucco), l’Accesso verso Pian delle Macinare a quota 1395 m, che ora è stato ostruito da un modesto riporto di detriti, la Galleria Nuova posta poco sotto l'ingresso principale.

L’Accesso Principale, dopo un pozzo di 27 m di profondità, permette di raggiungere una serie di enormi saloni in rapida successione: La Cattedrale, la Sala Margherita, il Giardino di Pietra, la Sala del Becco, la Sala delle Fontane, la Sala Simonetti, le Condotte Terminale, la Sala Terminale (che si raggiunge anche dall’Accesso verso Pian delle Macinare). E’ questa la zona maggiormente spettacolare, con le formazioni stalattitiche e stalagmitiche più incredibili e imponenti, dove ogni goccia ha ripetuto per centinaia di migliaia di anni il suo lavoro di deposito di cristalli e candide colate. Un’escursione in questi luoghi lascia un segno profondo: è come stare in un immenso tenebroso scrigno insieme a gioielli di mineralogia e litogenesi, con gli occhi che tentano di penetrare il buio per decifrare le mille e mille forme scolpite sulle immense pareti che sovrastano e si perdono nelle altissime volte appena illuminate. E quando si guarda in basso, fra i canali e le colate stalagmitiche, ecco apparire i tanti laghetti smeraldini dove lo stillicidio disegna tremuli cerchi. E se il silenzio incombe, il grondare incessante di miriadi di gocce rende palese il senso del drenaggio delle acque della pioggia che si incamminano verso il basso e la Sorgente Scirca.
Ma la Grotta di Monte Cucco non finisce certo con questa serie di saloni, anzi questi sono solo l’anticamera del sistema. Dalla Sala Margherita infatti si dipartono tantissime gallerie e pozzi, che danno accesso ad approfondimenti e sviluppi di tutte le dimensioni.

Uno di questi è un ramo ascendente, la Galleria delle Ossa, fra i più belli della Grotta, candido come non mai e perfettamente conservato, terminante in una grande sala col pavimento coperto di detriti: la superficie esterna è vicina e anche qui una frana ha ostruito un ingresso esistente. Ma l’eccezionalità del luogo sta soprattutto nel fatto che tutta la Galleria e la sala terminale sono un deposito di ossa di antichissimi animali. Qui sono stati rinvenuti a più riprese resti ossei di rinoceronte, di orso, di stambecco, di martora, di cervidi, di bovidi, tutti animali vissuti quando il clima della zona era molto più freddo dell’attuale, come appunto circa 20.000 anni fa durante l’ultimo periodo glaciale.

Sempre dalla Sala Margherita inizia la diramazione recentemente scoperta, il Nicchione degli Stemmi, che porta alla vera e propria Grotta di Monte Cucco, quella più estesa e profonda, quella più ricca di spunti scientifici e di attrazioni sportive. Qui ha inizio una teoria di imponenti gallerie, abissi profondissimi, sale ancora più grandi di quelle precedenti, condotti percorsi da torrenti e fiumi, laghi profondi, sifoni da dove i corsi d’acqua nascono, cascate, rapide, gallerie allagate, labirinti di cunicoli, sifoni dove i fiumi diventano inesplorabili. E’ questo il regno, famosissimo, dello speleologo, frequentato da centinaia di appassionati, tutti desiderosi di cimentarsi con uno dei più strabilianti fenomeni carsici conosciuti. E’ questo anche il regno degli studiosi di idrologia sotterranea e di speleogenesi: tutti i settori, sempre tenebrosi e difficili, raggiungibili solo a prezzo di lunghe ed estenuanti progressioni, sono eccezionali per poter osservare dal vivo il drenaggio delle acque sotterraneo e la nascita delle cavità naturali.

Ma Monte Cucco e il suo Parco sono crivellati anche da una miriade di grotte dette minori solo per lunghezza e profondità, ma non certo per interessi naturalistici e spettacolarità. L’imponente Voragine Boccanera, spettacolo impressionante di una immensa voragine che si sprofonda per oltre 100 m. La Buca di Faggeto Tondo, lunga quasi tre chilometri e profonda 400 m, dove ancora oggi è possibile osservare le eccezionali cristallizzazioni legate ai fluidi termali corrosivi (gesso, barite, celestina, fluorite). La Grotta Bianca e la Grotta delle Fate, che, uniche nel loro genere, contengono delle grandi concrezioni a matrice batterica. La Grotta del Menca, ricoperta di candide colate cristalline dalle mille forme, prodotte dal millenario stillicidio delle acque percolanti. La Buca della Valcella, stretta e tortuosa, percorsa da un torrente che rivede la luce nella Sorgente delle Lecce. L’Abisso del Boschetto che si sprofonda dalla cima del Monte Cucco e raccoglie le acque in un torrente sotterraneo che poi sfocia nella Grande Grotta di Monte Cucco. La Grotta Ferrata, ricca di minerali di ferro e di fauna cavernicola, fra cui il raro Speleomantes. La Grotta Nascosta e le Grotte del Drago, sicuramente rifugio dell’uomo  e dell'orso delle caverne. E il bello delle grotte minori è che possono essere visitate da tutti con estrema facilità e sicurezza.

Le grotte del Monte Cucco hanno avuto una storia esplorativa complessa e di lunga data. La prima notizia certa è del Conte Girolamo Gabrielli che lascia testimonianza scritta di una sua discesa (fino all’attuale Sala Margherita?) del 1720 nella Grotta di Monte Cucco. Ma è Gian Battista Miliani, grande speleologo di Fabriano, a portare avanti negli anni 1889-90 la prima vera esplorazione della Grotta di Monte Cucco e della Voragine Boccanera.
Dopo di che occorre attendere molti decenni perché qualcuno ritorni ad esplorare i tanti luoghi sotterranei del Cucco. Sono i perugini Francesco Salvatori, Guido Lemmi, Leonsevero Passeri, Giancarlo Viviani e Franco Giampaoli a iniziare nel 1956 una serie di sistematiche esplorazioni e ricerche che porteranno alla scoperta e allo studio dell’intero grande sistema sotterraneo del Cucco, esplorazioni e ricerche terminate nel 1978.

Da allora ad oggi sono gli speleologi facenti riferimento al Centro di Speleologia di Costacciaro (Francesco Salvatori, Emilio Cairoli, Andrea Novelli), allo Speleo Club Gubbio (Marco Menichetti, Stefano Tosti) ed al Gruppo Speleologico Valtiberino (Luca Poderini, Pietro Izzo, Sergio Consigli) a continuare le ricerche e le esplorazioni. A loro va il merito della scoperta e dell’esplorazione di tutte le cavità minori attualmente conosciute, nonché dello studio dei meccanismi speleogenetici e dell’idrologia sotterranea. E la storia continua sempre con nuovi rinvenimenti e ricerche.
 
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