Monti Gualdo Tadino - CENS - Nel Parco del Monte Cucco, natura, avventura, educazione naturalistica, speleologia, escursionismo, torrentismo, canyoning

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Monti Gualdo Tadino

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Cancelli - Serradica - Campodonico - Molinaccio Umbro - Ville S.Lucia - Capo d'Acqua - Trivio di Luticchio - Pian di Faeto - M.Nero - Valsorda - M.Maggio - Valmare - Sorgenti del Giano - S.Maria dell'Appennino - Cancelli.

Località di partenza: Cancelli (incrocio SS 76 con SP per Campodonico)
Lunghezza: 46,0 km
Dislivello totale: 1530 m
Quota massima: 1418 m
Tempo totale: 6 ore
Grado di difficoltà: medio/impegnativo
Cartografia: Kompass n. 664 "Gubbio-Fabriano" 1:50000 Kompass n. 665 "Assisi-Camerino" 1:50000 Kompass n. 675 "Sentiero E 1" 1:50000 Quadranti 1:25000 CTR-IGM 123 I - II

L'itinerario è composto di due tratti: l'andata, da Nord a Sud, lungo lo scorrevole tracciato della vecchia Strada Clementina; il ritorno una lunga cavalcata, da Sud a Nord, sulle creste dei monti che sovrastano Gualdo Tadino. L'andata ripercorre una delle più importanti vie di comunicazione fra Perugia e Ancona, molto utilizzata fino al secolo scorso. Il ritorno è un continuo saliscendi sullo spartiacque umbro marchigiano.

A parte il paesaggio e alcuni scorci sui borghi medievali ( conservati non troppo bene), l'escursione non presenta interessi spiccatissimi, né è tale da essere tecnicamente appetibile: è stata inserita soprattutto perché rappresenta emblematicamente gli innumerevoli percorsi che possono essere individuati a Sud di M.Cucco sulla catena appenninica principale. Come a dire: al di fuori del tratto Bocca Trabaria- M.Cucco, la dorsale appenninica umbro marchigiana si presenta con monti piuttosto monotoni e scarsi di linee frastagliate, dove gli itinerari possono essere o in cresta su un susseguirsi di spogli "panettoni" arrotondati o in valli consuete e poco movimentate. Anche la vegetazione è del tutto comune (faggi modesti e macchia di poco pregio) e non riesce mai a raggiungere l'eccezionalità dei boschi del Massiccio del Cucco. Senza poi parlare della quasi totale assenza di fenomeni naturali di rilievo e spettacolari. Bisogna scendere molto più a Sud, fino alle propaggini dei Monti Sibillini per ritrovare aspetti naturalistici e geomorfologici degni di nota (ma anche i Monti Sibillini, così tanto decantati, al di fuori degli aspetti paesaggistici complessivi e l'elevazione delle vette non posseggono una somma di emergenze geologiche e vegetazionali come invece si possono riscontrare nei rilievi del tratto più settentrionale dell'Appennino umbro marchigiano). Ciononostante anche questa escursione ha il suo fascino e gratifica moltissimo il paesaggio che si può godere dall'alto dello spartiacque.

Le mosse si prendono a Cancelli (piccolo centro marchigiano posto sul vecchio tracciato della SS 76), proprio all'incrocio (408 - 0,0) fra la Statale con la Strada Provinciale per "Campodonico", "Serradica", "Cacciano". Si prende a pedalare dolcemente sull'asfalto della Provinciale (come a dire il vecchio tracciato della Strada Clementina nel tratto che univa Cancelli a Nocera Umbra): ne avremo per diversi chilometri fin quasi sotto il Passo del Termine.

Si oltrepassa il bivio per Cacciano (454 - 2,6); attraversiamo Serradica (499 - 4,7); superiamo il valico di Belvedere (653 - 7,7) dove si evita la deviazione a destra (Belvedere e Valsorda); voliamo oltre Campodonico fino a raggiungere le prime case di Molinaccio Umbro. Qui ignoriamo una prima deviazione a destra (indicazione "Torre"), mentre imbocchiamo la seconda posta proprio di fronte alla Chiesa (512 - 13,0). Così facendo si abbandona la Provinciale (che prosegue a sinistra verso Bivio Ercole, la Valle del Fiume Potenza e la SS 361) per seguire ancora il tracciato delle "Clementina" (asfalto) che da questo punto incomincia a salire verso il Passo del Termine.

Superiamo Ville S.Lucia (630 - 15,4) e l'abitato (piccolo) di Capo d'Acqua, oltre il quale c'è una biforcazione (580 - 18,1): ignoriamo l'asfaltata che gira a sinistra (indicazione "Casaluna") e si prosegue diritti in salita (sempre su asfalto). Seguono due tornanti stretti, il primo a sinistra ed il secondo a destra. Intorno bosco fitto. Ora bisogna fare attenzione perché fra poco si deve abbandonare l'asfaltata per prendere una carrareccia che si infila nel bosco sulla destra.

Alle coordinate (708 - 19,4), dopo circa 600 m dall'ultimo tornante, avendo sulla sinistra l'immissione ravvicinata di due carrarecce f.n., bisogna deviare a destra su una carrareccia f.n. che, proseguendo grossomodo nella stessa direzione dell'asfaltata, scende verso una sottostante incisione, dopo la quale comincia la salita, tutta dentro il bosco, verso il Trivio di Luticchio e la Fossa del Lupo (ci sono alcune deviazioni da evitare: consultare la planimetria).
Alle coordinate (830 - 21,8) ci immettiamo in una carrareccia più marcata che scende da sinistra: proseguiamo diritti in falsopiano. Poco più avanti (836 - 22,1) nuova immissione in una carrareccia ancora più marcata (scende ripida da sinistra). Ancora 400 m e siamo in piano, sulla sella, al Trivio di Luticchio (840 - 22,5); la carrareccia è diventata sterrata. Ora si vede anche la Valle del Topino e la tozza mole del Monte Subasio.

Le possibilità di prosecuzione sono diverse: a sinistra scende una sterrata verso Colle; diritto, sempre su sterrata, si scende a Boschetto; a destra parte una carrareccia f.n. che porta a Ville S.Lucia. Per proseguire nel modo migliore si consiglia di imboccare diritti sulla sterrata centrale (verso Boschetto), ma, fatte poche decine di metri, piegare a destra per una carrareccia f.n. che sale decisa verso la costa Sud del M.Maiore, dove si intravvedono dei rifugi. Qui si incontra anche il Sentiero E 1 che va nella nostra stessa direzione (è bene seguire le evoluzioni della carrareccia, che ha traiettorie pedalabili, piuttosto che il tracciato lineare ma fortemente in salita dell'E 1).

Alle coordinate (998 - 23,6) c'è una stretta curva a destra, all'esterno della quale parte una carrareccia f.n. in discesa (Rigali e Boschetto). Proseguiamo girando a destra in salita, verso i rifugi; che raggiungiamo alle coordinate (1050 - 24,1) dopo una curva sinistra. Passati in mezzo a due costruzioni, la carrareccia si inerpica lungo la linea di massima pendenza, proprio sulla cresta Sud del M.Maiore. Vi sono tracce, poco evidenti, che partono tanto a destra quanto a sinistra, ma la strada giusta è la salita lungo lo spartiacque, che è facile da seguire sia per la presenza della traccia sia perché siamo su prati senza ombra di alberi (attenzione invece in caso di nebbia!).

Superata una culminazione secondaria (che lasciamo sulla destra), si arriva, sempre lungo una traccia erbosa, ad una sella (1278 - 26,2) con davanti un grosso "panettone", il M.Maiore: bisogna arrivarvi in cima e non c'è altra strada evidente se non una traccia di tratturo che sale sparata con la massima pendenza possibile. Conviene scendere dalla bici, anche perché il fondo erboso frena moltissimo.

Superato il M.Maiore (1418 - 26,9) eccoci in un attimo ad una sella dove c'è un trivio: evitiamo tanto una traccia a sinistra (M.Penna, Rigali) quanto un'altra a destra, e si continua diritti lungo il crinale che si protende verso Nord Est (M.Mero). Cominciamo a discendere e la traccia diventa sempre meno evidente (ma è sufficiente continuare a seguire lo spartiacque). Più sotto si ritrova la carrareccia e viene raggiunta una marcata sella (1340 - 28,1): Val del Pero.

La carrareccia f.n. prosegue verso la cima del M.Nero, ma è assolutamente da evitare. Si piega invece a sinistra per una mulattiera (E 1) che sale dolcemente ed aggira M.Nero sul suo versante occidentale, restando fra il margine superiore del bosco e una recinzione in filo spinato (fatiscente). Dopo un culmine (1380 - 28,8) si torna a scendere, con davanti una visione spettacolare delle Gole della Rocchetta e di Gualdo Tadino.

Alle coordinate (1325 - 29,5) la nostra mulattiera si immette in una carrareccia f.n. che scende da destra (la stessa che abbiamo abbandonato alla sella di Val del Pero). Seguiamo la nuova strada che punta verso la sella sottostante; ancora il bosco a sinistra e la recinzione a destra (più avanti in basso alla nostra destra si vede la sterrata su cui dovremo immetterci: sale da Belvedere e va verso Valsorda, nostra prossima meta). Una volta sulla sella (1280 - 29,9) abbandoniamo l'E 1 (continua a sinistra verso la cima del M.Serrasanta) per piegare a destra in discesa, superando la recinzione: poche spinte ed eccoci (1250 - 30,3) sulla sterrata Belvedere-Valsorda. Si prosegue a sinistra in salita (a destra si potrebbe tornare a Cancelli in poche battute, quasi sempre in discesa).

Poco dopo la sterrata, sempre molto larga, comincia a discendere: si ignorano varie deviazioni chiaramente secondarie. Alle coordinate (1048 - 34,4) inizia l'asfalto; compaiono le prime casette turistiche. Ben presto viene raggiunto il crocevia del valico (1005 - 35,2); davanti il bar-ristorante del campeggio.

Si evita tanto la sterrata che sale a sinistra quanto l'asfaltata che scende a sinistra. Proseguiamo invece diritti (ancora asfalto e di nuovo E 1), lasciando sulla nostra sinistra la recinzione del campeggio. Dopo 200 m finisce l'asfalto e la sterrata continua in salita più marcata. Poco più avanti superiamo un edificio a due piani e la sterrata diventa (1048 - 35,7) un sentiero (sempre E 1), ben tracciato ma difficilmente pedalabile.

Seguiamo la bella mulattiera, che per ora corre in salita in mezzo a prati in pendio. Con lo sguardo spaziamo su tutta l'ampia pianura di Fabriano e la catena dell'Appennino marchigiano che culmina con l'aguzzo M.S.Vicino. Il sentiero oltrepassa (1188 - 36,7) quel che resta di un cancello pretenzioso (segna il confine fra l'Umbria e le Marche). Poco sopra (1198 - 36,9) finisce la salita e si entra nel bosco. Il percorso è divertente, anche se bisogna stare attenti ai tanti rami che si vedono solo all'ultimo momento. Quando si esce dal bosco (1144 - 38,0) è necessario fare molta attenzione altrimenti si rischia di non trovare la strada giusta.

Infatti, appena fuori dagli alberi, con davanti un ampio prato che degrada verso Nord Est, si abbandona la mulattiera (e l' E 1) che prosegue in quota, attraversa il pendio erboso e poi rientra nel bosco (va a Fossato di Vico). Il nostro percorso piega a destra, nel prato, lungo la linea di massima pendenza (facile), verso una carrareccia che si vede poche decine di metri più in basso (si lascia sulla sinistra un bacino artificiale per la raccolta delle acque piovane).

Ci immettiamo (1098 - 38,2) sulla nuova carrareccia f.n., dove pieghiamo verso sinistra (a destra Cacciano). Pochi metri e siamo di nuovo nel bosco. Qualche centinaia di metri più avanti c'è una biforcazione (1030 - 38,8): si evita di proseguire diritti per quella che sembra la naturale prosecuzione della carrareccia sin qui seguita, per piegare invece, con uno strettissimo tornante, a destra in una carrareccia f.n. abbastanza accidentata. Ora la discesa si fa anche molto ripida e sconnessa. Si esce dal bosco, evitando tanto le deviazioni a destra in salita che quelle a sinistra in discesa, per poi raggiungere la sella (855 - 39,6) fra il M.Maggio e il M.Vallarga.

Qui si abbandona la carrareccia per piegare ad angolo retto a sinistra lungo Valmare, ampia valle che scende decisa verso le Sorgenti del Giano. Ci sono diverse tracce: basta seguirne una, indifferentemente, e rimanere più o meno al centro della vallata circondata da fitti boschi.

Alle coordinate ( 739 - 40,5), dopo aver attraversato un gruppo di alberi, ci si immette in una carrareccia f.a. (sorgente). Andiamo a destra in discesa, seguendo la maestra. Si supera l'area attrezzata (acqua) delle Sorgenti del Giano (592 - 41,8) e poi il guado sotto la cascata. Ora comincia la sterrata.

Superato un altro guado (493 - 43,2) (alla bisogna c'è un ponticello sulla destra), eccoci sotto i ruderi dell'Abbazia di S.M. dell'Appennino (una carrareccia, da evitare, arriva fin lassù). Ora non resta che seguire la sterrata di fondovalle per arrivare a Cancelli (421 - 45,6): sulla vecchia SS 76 si gira destra. Attraversiamo il paese ed eccoci al punto di partenza (408 - 46,0).
 
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