Sorgenti del Chiascio - CENS - Nel Parco del Monte Cucco, natura, avventura, educazione naturalistica, speleologia, escursionismo, torrentismo, canyoning

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Sorgenti del Chiascio

Attività in montagna > Bici Montagna > Itinerari
Costacciaro - Palazzo del Billo - Guado Chiascio - Casa Tiola - Corraduccio - Branca - Branca Alta - Monte della Cavallara - Le Scalette - S.Andrea del Calcinaro - Monteberto - Il Coppo - Madonna della Cima - Villamagna - Fugnano - Chiascio Grande - Costacciaro.

Località di partenza: Costacciaro (Ristorante "La Locanda")
Lunghezza: 54,8 km
Dislivello totale: 1511 m
Quota massima: 870 m
Tempo totale: 6 ore
Grado di difficoltà: impegnativo
Cartografia: Kompass n. 675 "Sentiero E1" 1:50000 Kompass n. 664 "Gubbio-Fabriano" 1:50000 Quadranti 1:25000 CTR-IGM 116 II - III 123 I - IV

L'Alta Valle del Chiascio, che dà il nome a tutto il Comprensorio, è il giusto contraltare del dirimpettaio Massiccio del Cucco. La vallata, dove nasce uno dei più importanti affluenti del Tevere, è tanto dolce quanto M.Cucco è aspro, tanto verde di campi quanto M.Cucco è grigio di rocce, tanto tenera nel terreno quanto M.Cucco è duro e frastagliato, tanto impermeabile alle piogge quanto M.Cucco è pronto ad assorbirle e inghiottirle, tanto povera di sorgenti quanto M.Cucco è ricco di vene cristalline e copiose, tanto fitta di strade e stradette quanto Monte Cucco è impervio e strapiombante. Eppure si guardano scambiandosi tenere occhiate, come due eterni fidanzatini; per loro le differenze sono motivo di unione e di integrazione vicendevole (sembra di vedere quelle simpatiche coppie dove un "Lui" alto e secco sta felicemente insieme ad una "Lei" piccola e tonda). Questo itinerario, tutt'intorno alle zone dove nasce il Chiascio, vivrà di questo contrasto: vicino, tanto da toccarla con mano e accarezzarla con lo sguardo, la verde Vallata; lontano, sempre immanente, la grande piramide calcarea.

Comunque durante l'escursione non mancherà certo modo di fare altre considerazioni, per esempio sulla vastità e sul significato storico-culturale del patrimonio edilizio sperso e abbandonato in queste alte colline.

Raggiunti gli impianti sportivi di Costacciaro , parcheggiamo l'auto nei pressi del Ristorante La Locanda (512 - 0,0). E da qui prendiamo le mosse, seguendo in gran parte l'itinerario del "Gran Giro dei Monti di Gubbio" (il bel raduno nazionale di MTB che parte e arriva proprio in questo posto). Si inizia discendendo verso la valle (dalla parte opposta alla SS Flaminia) per una bella sterrata che punta verso Sud; al bivio che segue prendiamo a destra. Più avanti ci si presentano ben quattro prosecuzioni: prendiamo la seconda che piega a sinistra, puntando verso le case di Col Martino (471 - 1,3).

La sterrata che si mantiene scorrevole e con pendenza insignificante. Dopo un valico (486 - 2,4) si comincia a scendere decisi, oltrepassando ben presto una grossa casa (Palazzo del Billo). Segue uno stretto tornante a destra e poi, poche decine di metri sotto, un bivio dove bisogna fare attenzione: la principale prosegue diritta e si infila in un cancello ("fondo chiuso", divieto di accesso), ma noi pieghiamo a sinistra seguendo uno stretto tornante che porta ad una carrareccia f.n. che scende verso il Chiascio.

Ora che siamo sulla strada giusta, visto che si possono ricavare informazioni esaurienti sia con la segnaletica sul terreno che con la planimetria allegata, la mia descrizione si limiterà ai fatti essenziali.

Passato il guado sul Torrente Scirca (poche ore fa queste acque cristalline stavano scorrendo dentro la Grotta di Monte Cucco!) e poi anche quello ben più lungo e profondo sul Chiascio, si arriva a Casa Fornace (402 - 4,4) dove ci immettiamo sulla SC Sigillo - Torre dell'Olmo - Dondana (che è la strada da fare quando le acque del Chiascio sono troppo alte).

Si prosegue diritti, evitando di salire a destra per la stradetta (asfalto) che entra fra le case (attenzione, perché le indicazioni del Gran Giro portano anche in questa direzione), e passiamo il ponte sul Chiascio. Dopo varie biforcazioni e diversi saliscendi ci immettiamo (400 - 7,5) sulla "Strada del Piano", una bella sterrata che discende la Valle del Chiascio e unisce Sigillo a Branca.

Andiamo a destra verso Branca. Superiamo il Castello di Baccaresca (in alto a destra) e Corraduccio, per poi raggiungere la SS 219 proprio nell'abitato di Branca (370 - 13,5). Andiamo a destra verso Gubbio.

Neanche 400 m e abbandoniamo la SS per piegare a destra, con uno stretto tornante, su una bella sterrata (Strada Vicinale della Madonna di Granello) che sale verso il caratteristico borgo di Branca Alta.

La salita è scorrevole e poco ripida. Dopo il borgo (508 - 15,0) ci sono vari bivi (vedere la planimetria) e poi si raggiunge un tratto di strada contornato da filari di piante (anche pini). Qui bisogna fare un po' d'attenzione perché la prosecuzione non è ovvia: quando la strada si fa pianeggiante (572 - 17,0) e poco più avanti in basso a sinistra c'è un microscopico laghetto, bisogna abbandonare la sterrata (che prosegue diritta e in piano, sempre fra filari di alberi) e piegare bruscamente a destra su una traccia di tratturo che sale lungo il confine fra un bosco (a sinistra) e un campo (a destra).

La salita non è ripida ma il fondo erboso impedisce un facile avanzamento. Questa traccia deve essere seguita per circa 130 m, fino a quando non si incontra sulla sinistra una nuova carrareccia f.n. che si interna nella macchia: qui si deve abbandonare la traccia di tratturo (continua diritto fino ad un'opera dell'acquedotto Scirca-Perugia, dove c'è anche una fontanella) per piegare a sinistra sulla nuova carrareccia f.n., che s'interna nella macchia e sale con fondo abbastanza accidentato. Ora inizia la traversata delle Montagne di Gubbio, sempre più o meno in cresta, fino al Valico della Madonna della Cima: un itinerario fra i più spettacolari e divertenti per gli appassionati di bici da montagna.

La nuova carrareccia ha vita assai breve; infatti dopo appena 100 m si immette, proprio in corrispondenza di una piccola sella, in un'altra e più evidente carrareccia f.n.: si evita di discendere a destra (Baccaresca, Strada del Piano) e si prosegue invece diritti. Il percorso è un continuo susseguirsi di strappi e tratti pianeggianti, sempre sul crinale, fra alberi di piccole dimensioni e ginestre. Lo sguardo può dominare tutta l'Alta Valle del Chiascio e la mole del Cucco (più lontane le vette del Catria); i paesi e le case coloniche biancheggiano fra il verde dei campi.

Alle coordinate (638 - 17,8) c'è un piccolo valico e 150 m dopo si arriva al margine superiore di un campo coltivato: bisogna proseguire mantenendo la stessa direzione di provenienza, con il campo a sinistra in basso e il bosco a destra, finché non finisce il campo stesso e si ritrova la carrareccia. Ora è tutto più semplice, e si procede su un continuo saliscendi, con rampe tanto ripide quanto brevi.

Dopo una salita un po' più lunga delle altre, ci immettiamo (624 - 18,9) in una carrareccia f.a.: evitiamo la sinistra (Torre dei Calzolari) e giriamo invece a destra in discesa leggera. Il fondo si fa sconnesso ed erboso. Superiamo una sbarra e quindi lasciamo una grossa casa sulla destra (La Canonica). In fondo alla discesa altra immissione (562 - 19,6): a destra, da ignorare, si va alla Strada del Piano; a sinistra prosegue il nostro itinerario. Più avanti (556 - 24,4), evitata la deviazione a sinistra verso Torre dei Calzolari, possiamo proseguire a destra su una carrareccia f.n. che sale fra le recinzioni di un "fondo chiuso". Non c'è modo di sbagliare strada!

Alle coordinate (595 - 21,8) si ci immette sulla SC sterrata che unisce Sigillo (a destra) a Dondana (a sinistra). Prendiamo a sinistra in leggera salita. Senza particolari problemi si arriva al valico delle Scalette (609 - 23,0). Qui abbandoniamo la SC per deviare a destra in salita su una larga carrareccia f.n.
Ora l'andamento è molto ondulato, più o meno sullo spartiacque, fra calanchi grigiastri e strati argillosi: a destra la Valle del Chiascio e a sinistra la Piana di Gubbio. Molte sono le deviazioni, ma non dovrebbe essere difficile trovare la strada giusta (vedere planimetria e riferirsi alla segnaletica del Gran Giro). Alle coordinate (635 - 26,4) si giunge in prossimità del grosso edificio di S.Andrea del Calcinaro, isolato sopra un colle erboso, e ci immettiamo nella sterrata che lo unisce a Padule: si gira a sinistra in salita verso Padule.

La sterrata è chiarissima e non consente errori di orientamento. Comunque occorre fare molta attenzione alle coordinate (745 - 28,9): qui si abbandona la sterrata per girare a destra in salita su un sentiero poco visibile che si interna nella macchia.

Rimaniamo nel bosco per circa 700 m e poi si esce allo scoperto, sul crinale, dove ci immettiamo su una carrareccia f.a. Si prosegue diritti (evitare di scendere a destra) e poco dopo ecco un muovo bivio (775 - 29,7): prendiamo a destra in piano (a sinistra in discesa porta a Padule; da qui sale l'itinerario T 2).

Si prosegue sulla sterrata di crinale, prima in leggera salita e poi in discesa poco accentuata. Alle coordinate (735 - 30,6) c'è un bivio: evitiamo la destra (discesa per S.Sebastiano; itinerario T 2) e pieghiamo invece a sinistra, ma per pochissimo.

Infatti dopo circa 50 m abbandoniamo anche questa nuova sterrata per deviare a destra su una carrareccia f.n. in discesa. Arrivati ad una sella con troscia (700 - 30,8) si continua diritti in salita. Poco dopo siamo sulla sterrata S.Marco - Poderetto (710 - 31,0): prendiamo a destra in salita.

Ora le cose si fanno meno complicate e basta consultare la planimetria o seguire i segni sul terreno. Da notare: alle coordinate (703 - 34,8) c'è un bel bosco di querce ("Le Cinque Querce") con tavoli, panchine e fontana. Ma non conviene sostare più di tanto perché a poco più di 2 km c'è la zona turistica del Coppo (795 - 37,1) con bar, panini, fontana, riparo, telefono.

Dal bar inizia una larga asfaltata che porta al M.Ingino oppure a Gubbio (itinerario n. 10). Ma il nostro percorso prosegue su un bel sentiero che sale a destra in una ombrosa e fragrante pineta (evitare le deviazioni che scendono a destra). Dopo un valico (850 - 37,9) il divertente sentiero comincia a discendere; poi prosegue in un continuo saliscendi. Ad un certo punto si esce sul pulito, nei prati. Per trovare la strada seguire i solchi dei trattori che puntano tutti verso Nord Est. Si arriva così al fondo della discesa e a contatto con la disabitata Casa Palazzo (774 - 39,1). Qui comincia una carrareccia f.n. (un po' anche artificiale) che è la prosecuzione del nostro itinerario.

Dopo una sbarra ci immettiamo (785 - 40,0) sulla sterrata Madonna della Cima - Villamagna. A sinistra si potrebbe raggiungere facilmente il valico della Madonna della Cima sulla SS 298, e quindi Gubbio o Scheggia.

Ma noi proseguiamo a destra in leggera salita, su sterrato. I problemi di orientamento sono limitati ed è sufficiente seguire le indicazioni della segnaletica e della planimetria. Tuttavia, giunti in prossimità dei ruderi di Casa Montagato, alle coordinate (685 - 43,8), è bene attenersi alla descrizione che segue.

I ruderi si trovano alla fine di una piccola discesa su carrareccia f.a.; qui sembra finire ogni viabilità; davanti un bel colle erboso con recinzione. Ma guardando bene a sinistra, proprio dove finisce la macchia che costeggia la carrareccia percorsa, parte una traccia di tratturo con una direzione quasi opposta a quella di provenienza. Questa è la continuazione del nostro itinerario. Dopo un valico appena accennato ci si trova di fronte ad un campo coltivato saltuariamente: deve essere attraversato in senso longitudinale, senza scendere di livello, fino a raggiungere una nuova carrareccia f.n. che sta proprio dalla parte opposta. Questa nuova traccia, dieci metri dopo l'inizio, scende con forte pendenza.

In fondo alla discesa bisogna abbandonare la via più marcata per deviare a destra su un sentiero che passa fra i calanchi e ginepri. Senza altri grossi problemi si arriva al paese fantasma di Fugnano (638 - 45,4) dove ci immettiamo in una piccola sterrata.

Pochi minuti ancora per raggiungere un bivio (640 - 45,8): prendiamo a destra in discesa. Ora possiamo pedalare veloci nell'aria frizzante della sera con le ombre dei colli che si allungano sul verde dorato della valle (il paesaggio è decisamente attraente ma non fatevi distrarre ad un bivio: la strada giusta è quella di sinistra e non quella di destra dove si è portati a proseguire di slancio). Dopo una grossa tettoia e un successivo colle, la sterrata diventa a fondo naturale e attraversa il crinale di una lunga sella. Più avanti piega a sinistra e incomincia a scendere verso il Chiascio su una ripida e sconnessa traccia fra campi e macchie. Uno slalom precede l'ultima picchiata prima del guado (453 - 49,3) (se ci fosse troppa acqua si può attraversare su una passerella in cemento che sta un po' più a valle).

Oltre il guado seguiamo un tornante a destra per poi raggiungere, dopo meno di 100 m, una nuova sterrata. Si prende a sinistra e (con l'aiuto della planimetria) possiamo oramai pedalare senza affanno nelle tranquille antiche stradette della campagna di Costacciaro. La catena del Monte Cucco si avvicina sempre di più, come pure la SS Flaminia che vi corre sotto. Ci immettiamo nella strada consolare (532 - 53,4) nei pressi del Cimitero (!). Con le ultime energie risaliamo la Statale fino a lambire Costacciaro (535 - 54,2) per poi discendere al punto di partenza (512 - 54,8).
 
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