Giro delle Bocche - CENS - Nel Parco del Monte Cucco, natura, avventura, educazione naturalistica, speleologia, escursionismo, torrentismo, canyoning

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Giro delle Bocche

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Città di Castello - Lama - Valdimonte - Bocca Trabaria - Bocca Serriola - Montemaggiore - Valle della Soara - Città di Castello.

Località di partenza: Città di Castello (km 139 SS 3 bis; bivio Pietralunga)
Lunghezza: 59,9 km
Dislivello totale: 1370 m
Quota massima: 1026 m
Tempo totale: 5 ore
Grado di difficoltà: medio/impegnativo
Cartografia: Kompass n. 675 "Sentiero E1" 1:50000 Quadranti 1:25000 CTR-IGM 115 I - II

Un territorio ancora selvaggio nel cuore dell'Italia: il versante occidentale dell'Appennino, che degrada verso l'Alta Valle del Tevere. Ampi spazi ancora incontaminati al confine fra i puri picchi calcarei umbro marchigiani e le terre argillose e arenacee della Toscana. E' questa una delle zone più aride, incolte e spopolate dell'Italia Centrale: calanchi, argille policrome, macchia spinosa, rari boschi, qua e là vecchi casolari di grigia pietra arenaria abbandonati e in rovina, rarissime sorgenti. Gran parte dell'itinerario si sviluppa sul crinale, che è anche lo spartiacque tirreno/adriatico; da lì lo sguardo spazia sulla vicina Toscana e sulle valli marchigiane, giù giù fino al litorale adriatico. Nelle giornate più chiare, ad Est, una macchia chiara sulla costa di una erta collina: Urbino.

Partiamo dal km 139 della SS 3 bis (281 - 0,0), alla periferia Sud della città, in corrispondenza del bivio per Pietralunga (SP). Si punta verso il Centro Storico, seguendo la Statale e le indicazioni "Cesena" (per ora la meta è il paese di Lama). Dopo alcuni semafori e tante deviazioni da ignorare, anche importanti, si raggiunge il bivio per Pieve delle Rose (281 - 3,0): lasciamo la SS 3 bis per piegare a destra lungo la "Via Pieve delle Rose", sempre asfaltata ma molto più piccola (pochi metri dopo si supera un passaggio a livello della FCU). Oltre, la strada maestra prosegue molto evidente in leggerissima salita; tante deviazioni sono chiaramente da ignorare. Si evita anche la deviazione asfaltata, sulla destra, per Userna (305 - 5,9).

Superiamo Badiali (315 - 7,1) con la Chiesa della Madonna di Combarbio, e dopo un centinaio ecco una biforcazione: abbandoniamo l'asfaltata sin qui seguita per prenderne un'altra a destra che punta a Nord Est ("Vallurbana"). Superato l'abitato di Grugnale, altro bivio (331 - 8,3): si piega decisamente a sinistra (sempre asfalto), evitando di proseguire diritti verso "Valleurbana" (asfalto). Ora di fronte si vede chiaramente l'agglomerato di Lama, meta di questo primo tratto di percorso.

Si entra nel il paese con una netta curva a sinistra (331 - 10,4). Si ignora una prima strada che viene da destra, per poi immettersi in una seconda strada 30 m più avanti: qui si piega bruscamente a destra e poco dopo superiamo il ponte sul torrente Lama (a questo punto la prossima meta é Valdimonte). Il fondo è ancora asfaltato. Ad un bivio (346 - 11,2) si prosegue diritti in leggera salita, ignorando una deviazione a sinistra (Pitigliano - S.Giustino) e seguendo invece l'indicazione "Parnacciano". Un altro bivio 300 m dopo, proprio a ridosso di un muro di recinzione (Colle Plinio): si abbandona la strada per Parnacciano (asfalto) per piegare ad angolo retto a sinistra, lasciando il muro di recinzione sulla destra. Cento metri ancora e ci immettiamo su una nuova asfaltata: a sinistra (da ignorare) si va agli scavi della Villa di Plinio e Pitigliano; a destra, sempre asfalto in leggera salita, è la nostra prosecuzione, lasciando ancora il muro di recinzione sulla nostra destra.

Ora possiamo procedere senza tanti problemi, con la maestra che è chiarissima. All'inizio guadagnamo quota lentamente; poi la pendenza aumenta e ci sono alcuni tornanti. Intorno appaiono i primi calanchi e le abitazioni sono già rarissime. Qua e là dei rimboschimenti di pino. Ad un bivio fra due strade asfaltate (511- 13,7) si va a destra in salita, evitando la deviazione per "Ca' di Ghezzi". Ancora alcuni tornanti in forte pendenza e poi eccoci alla Canonica di Valdimonte (614 - 14,8), dove proseguiamo diritti. Poco più avanti, sotto Case Cerreto, c'é un bivio (640 - 15,5): andiamo a sinistra in leggera discesa (indicazione "Il Casale"). Raggiunto l'edificio finisce l'asfalto (627 - 16,1).

Si prosegue, sempre in salita, per una carrareccia f.a. che attraversa l'aia, lasciando la casa sulla destra (ignorare un tratturo di sinistra verso il fosso). Seguono degli strappi, anche ripidi, e dei tratti pianeggianti; siamo sulla riva sinistra del Rio Valdimonte.

Quattrocento metri dopo Il Casale, superata una serpentina, viene raggiunto una tratto quasi pianeggiante, con a sinistra una campo che degrada verso il torrente; poco dopo altra rampa con un secondo campo, sempre sulla sinistra, al termine del quale c'è un bivio poco visibile (679 - 16,7): qui giriamo a sinistra per una nuova carrareccia, poco marcata.

Scendiamo verso il Rio che poco dopo deve essere guadato. Ecco l'edificio abbandonato de Il Palazzetto (687 - 17,1), dopo il quale possiamo proseguire senza tanti problemi sulla riva destra del Rio. Ci sono strappi e spesso si procede all'interno di un bosco. Superata quota 820 m s.l.m. usciamo sul "pulito" (prati e campi incolti); poco dopo, con un'ultima rampa, raggiungiamo la SS 73 bis proprio di fronte ai resti dell'Osteria di Valpiana (885 - 18,4).

La prosecuzione è a destra in salita, ma appena 300 m dopo, in corrispondenza di un netto tornante a sinistra (Casa Cantoniera), la statale deve essere abbandonata per prendere la bella sterrata che sale a destra (qui inizia anche l'itinerario T1. Traversata Bocca Trabaria-Monte Cucco). La via è chiarissima e le deviazioni presenti non lasciano dubbi sul percorso da seguire. Tutt'intorno ampi spazi a prati, dove dominano le argille policrome. Nessuna casa e pochi alberi di piccole dimensioni; e pensare che in passato questa zona era famosa per i grandi faggi secolari che fornivano il miglior legno per i travi delle case (da ciò Bocca Trabaria).

Dopo una netta curva a sinistra il fondo non è più trattato con ghiaia (e se piove sono dolori). Raggiunto Sbocco Le Macinelle (1010 - 22,3), da sinistra si immette il Sentiero E1 (rosso/bianco) che seguiremo fino oltre Bocca Serriola. Siamo in cresta, sullo spartiacque, e guadagniamo quota ancora fra prati e macchie.

In vista del Montaccio c'è un bivio fra carrarecce uguali (1026 - 23,7): si evita di piegare a sinistra in salita, proseguendo diritti in discesa; poi in falsopiano, sempre più o meno sul crinale. Da evitare una deviazione a destra alle coordinate (875 - 27,0). Dopo una ripida discesa ci immettiamo in un largo sterrato (880 - 27,6): a destra in discesa (da evitare) Parnacciano e Lama; a sinistra, in salita, prosegue l'itinerario per raggiungere il filo di cresta.

Ma proprio quando la sterrata comincia scendere verso l'Adriatico (Est) la abbandoniamo per imboccare una carrareccia f.n. che parte sulla destra (890 - 28,2) (c'è un "cancello" di contenimento del bestiame) e sale verso il M.Moriccio, mantenendosi sul suo versante occidentale (sempre E1). La carrareccia prosegue abbastanza accidentata fra prati e piccoli boschi cedui.

Dopo circa 400 m c'è un bivio (925 - 28,6): la carrareccia più evidente sale a sinistra a tornanti (raggiunge la vetta del M.Moriccio); ma è consigliabile proseguire diritti su mulattiera poco visibile (fondo anche erboso). Nuovi boschetti e prati, sempre discendendo, fino ad un fontanile (sorgente temporanea). Ancora pochi metri e posiamo le ruote sulla sterrata che sale da Parnacciano (850 - 29,7): andiamo a sinistra su salita facile.

Qualche pedalata decisa per raggiungere il Catenaccio (913 - 30,4) dove c'è un bivio: ignorata la deviazione di destra (Vallurbana), si piega nettamente a sinistra. Proseguiamo in cresta con divertenti saliscendi. Il panorama è sempre più ampio; le rocce argillose ed arenacee si estendono a perdita d'occhio. La sterrata prosegue decisa e uguale ed è facilissimo orientarsi. Ad un primo bivio (881 - 32,0) si va a destra ( a sinistra Lago di Scalocchio); analogamente ad un successivo bivio (859 - 32,4) (a sinistra sempre Lago di Scalocchio). Ora si tende a scendere fra boschi e rimboschimenti; il divertimento e lo spettacolo sono assicurati. In corrispondenza di una stretta curva a sinistra (795 - 36,2) si evita una carrareccia f.n. che parte sulla destra e, malamente, scende verso Pieve delle Rose. Superiamo M.Fiorino poi andiamo sempre diritti ignorando alcune deviazioni laterali.

Alle coordinate (784 - 38,4) si raggiunge un bivio non troppo evidente ma importante: la sterrata prosegue a destra in discesa (SS 257 e ristorante bar "Il Grillo"), ma l'itinerario piega invece a sinistra per una larga mulattiera che s'interna nel bosco in leggera salita; il fondo è lastricato di rocce arenacee grigiastre. Da qui raggiungiamo Bocca Serriola senza problemi (sempre E1).

Al valico di Bocca Serriola ci immettiamo sulla SS 257 proprio in corrispondenza del Bar La Cima (731 - 40,7). Si va a sinistra sulla Statale fino al vero e proprio valico, distante poche decine di metri.

Lì si abbandona la statale per piegare a destra su una nuova sterrata molto ampia, che sale decisa (ignorare proprio all'inizio una deviazione a destra per Caifirenze). Dopo un valico voliamo in discesa, sempre su sterrata, verso la Fattoria Capuzza e Montemaggiore. Ci sono delle deviazioni da evitare (riferirsi alla planimetria).

Alle coordinate (721 - 43,4) c'è un biforcazione fra sterrate uguali: ignoriamo quella di sinistra (Casa Prati) per girare decisamente a destra in discesa (qui termina la coincidenza con il Sentiero E1 e l'itinerario T1). Perdiamo quota rapidamente e in poco tempo eccoci a fondo valle (Torrente Soara) e in prossimità della Fattoria Capuzza (insieme di più edifici, ben messi, in parte abitati, con fontana) dove c'è un primo bivio: evitare la sterrata che sale a sinistra (Madonna dei Cinque Faggi). Pochi metri dopo ecco una seconda biforcazione (502 - 46,4): la prosecuzione è davanti a noi lungo la sterrata principale che discende la valle della Soara (a sinistra Pietralunga e l'arrivo dell'itinerario n. 4).

Si continua per una divertente e scorrevolissima sterrata. Il paesaggio è coinvolgente, tutto ben intonato alla rappresentazione di un'antica zona contadina. Eppure siamo a pochi chilometri da Città di Castello e dalla popolosa Valle del Tevere. Si prosegue per la maestra senza problemi, fino ad immettersi sulla SP asfaltata Città di Castello-Pietralunga (394 - 51,4). La via giusta è a destra, per altri 8,5 km

Arrivati alle porte di Città di Castello dobbiamo fare un po' di attenzione: per ritornare al punto di partenza non proseguire per la via più ovvia (nuova strada che punta verso il centro storico), ma piegare a sinistra sulla strada che sottopassa la FCU e pochi metri dopo sbuca sulla SS 3 bis al km 139 (281 - 59,9).
 
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